Il sentiero delle 48 cascate
di Akame
Situate nella valle montana che si può ammirare dal Sasayuri-ann di Fukano, le 48 cascate di Akame costituiscono una cornice meravigliosa che cambia con il passare delle stagioni e il mutare delle condizioni meteo, nella quale potete godere dei colori della natura e dei suoni prodotti dall’acqua. Percorrere il sentiero turistico di circa 4 km che unisce le cascate richiede circa 3 ore tra andata e ritorno. Lungo il cammino vi sono 2 sale da tè, 2 toilette e 5 telefoni di emergenza. Il percorso è facile e adatto a tutti e si trova in una zona collinare la cui altezza va dai 250 ai 490 m, ma in caso di brutto tempo può essere necessaria l’attrezzatura da trekking. In bicicletta il sentiero richiede 40-50 minuti in discesa e 90-120 in salita, mentre in auto occorrono 15-20 minuti in entrambe le direzioni.
Spiritual Mindfulness Adventure ( Akame 48 water falls )
Le 48 cascate di Akame
(Sito sacro degli asceti buddisti Shugendō e luogo di origine dei ninja)
Le 48 cascate di Akame sono inserite nell’elenco dei Siti paesaggistici nazionali del Giappone e sono state scelte come le più scenografiche della categoria “cascate” fra i primi 100 Siti turistici del paese. Nel 1970 sono anche state designate area speciale del Parco seminazionale di Murō, Akame, Aoyama.
La gola di Akame, lunga sei chilometri, è costeggiata da innumerevoli cascate di ogni dimensione, ognuna delle quali presenta alla base un bacino ampio e profondo che costituisce la caratteristica tipica di questa attrazione. La gola, chiamata Zenjun, è situata nell’area del tempio di Enju il quale, protetto in quanto zona sacra fin dall’antichità, preserva una foresta vergine con un caleidoscopio di latifoglie che mostrano vivaci sfumature di colore in tutte e quattro le stagioni.
Ognuna delle cascate ha il proprio nome e, poiché erano luoghi di pratica degli asceti di montagna (Shugendō), molti di questi sono buddisti. Le principali cascate della gola comprendono quella Ascetica (Gyojya-Taki), quella del Serpente (Reija-Taki), l’Inamovibile (Achala Fudō-Taki), la Dainichi (Mahāvairocana), quella dalle Mille braccia (Avalokiteshvara Senjyu-Taki), la Nunobiki, la Ninai, la Meoto (cascata del marito e della moglie), la Biwa e la Gankutsu.
La storia del tempio di Enju: l’ingresso alle cascate
Il tempio all’ingresso delle cascate è il monastero di Enju del monte Ohryu. Questo monastero appartiene oggi alla setta buddista giapponese Tendai, ma secondo la leggenda fu fondato circa 1300 anni fa dal Grande bodhisattva Jinben, altrimenti noto come En l’Asceta (En-no-Ozunu, 634-701), fondatore dell’ascetismo di montagna (Shugendō). Si dice che, mentre En l’Asceta faceva le sue abluzioni nelle cascate di Akame e svolgeva le sue pratiche segrete, sia apparso Ācalanātha (अचलनाथ o Fudomyo-Oh) a cavallo di un bue dagli occhi rossi. Ācalanātha è uno dei vidyā-rāja, o “re della saggezza” che occupano un posto speciale nel buddismo tantrico giapponese ed erano comunemente venerati dai buddisti. Si ritiene che queste divinità siano incarnazioni del Buddha originale Mahāvairocana. In seguito, questa apparizione di “Ācalanātha dagli occhi rossi” fu venerata qui come divinità guardiana degli asceti e vennero eretti sale e santuari di un tempio presso il quale il monastero di Enju sorge ancora oggi. Kūkai (774-835), fondatore della setta buddista giapponese Shingon, offriva falò ai Buddha presso la grotta di Goma (Goma Kutsu), situata nei monti di Akame, e presso il monte Myoho venerava un sutra buddista copiato a mano secondo i rigidi precetti rituali dell’ascetismo.
Circa 900 anni fa, nell’era Shōhō (1074-1077), Kongo Busshi Shoen, che viveva nella provincia di Kawachi, ricevette in sogno un messaggio divino dai tre avatāra dei santuari di Kumano e, per seguirne le indicazioni, si diresse nella zona meridionale di Nabari, alle cascate di Oh, dove gli si presentò un’apparizione di Ācalanātha. In seguito Chibo Nobumasu, della provincia di Gochiku, si ritirò sui monti di Akame per mille giorni di pratica ascetica e fondò le otto sale del tempio Shoohryu (detto anche tempio di Seiohryu) sul monte Ohryu, che dipendeva dal monastero Tōdai di Nara, antica capitale del Giappone.
In ogni caso, in questa zona la pratica del buddismo di montagna prosperò dal periodo Heian (794-1192) fino al Kamakura (1192-1333).
Sotto l’influenza del pensiero buddista, il concetto di “Terra pura del Buddha Amida” si diffuse dal periodo Kamakura per tutto il Muromachi (1392-1491) e si estese fino al Periodo degli Stati combattenti (1492-1573). Le cascate di Akame erano state inizialmente associate al pensiero tantrico degli inizi e al culto del drago, in quanto nascoste in una valle isolata tra i monti, nella quale scorreva un fiume di profondità ignota le cui acque si diceva ospitassero i draghi. Da quel momento, tuttavia, le cascate di Akame finirono per essere considerate un luogo adatto alla pratica del buddismo della Terra pura, il cui scopo è la rinascita nella Terra pura del Buddha Amida. Di conseguenza, presero anche il nome di Amida, e il numero indicativo di 48 indica i 48 voti di questo Buddha.
In seguito, le otto sale del monastero vennero ricostruite per ordine dell’imperatore Go-Sanjō (1034-1073). Tuttavia, dal momento che le cascate di Akame erano un luogo di pratica dei ninja di Iga, tra cui Momochi Sandayū (1512-1582), uno dei “tre grandi ninja di Iga”, il tempio venne ridotto in cenere durante un attacco di Oda Nobunaga (1534-1582), il signore feudale di Owari (oggi nella prefettura di Aichi) che intendeva unificare il Giappone attraverso le conquiste militari. Le uniche testimonianze rimaste del periodo Kamakura sono alcune lanterne tradizionali di pietra e una gigantesca tegola del colmo del tetto con un’iscrizione nella quale si vede lo stemma imperiale con il crisantemo.
Successivamente Tōdō Takatsugu (1602-1676), secondo signore di Ise-tsu e uomo di grande devozione, costruì la sala Kannon del monastero di Fudō, che divenne uno speciale luogo di preghiera della famiglia Tōdō. Nel tredicesimo anno dell’era Kan’ei (1636) si ammalò di cancro e, pur ricevendo le cure di molti dottori, non riusciva a guarire e trascorreva i suoi giorni sprofondato nella depressione.
Poi, una notte, un vecchio monaco gli si presentò in sogno e gli disse: “Tu soffri di una malattia dalla quale è difficile guarire, ma grazie ai meriti guadagnati con la tua fede, ti salverò. Non dubitare di questo sogno! Io vivo nell’angolo meridionale di questa provincia.” Detto questo, il vecchio monaco scomparve di colpo.
Takatsugu si svegliò e si accorse che, per una ragione misteriosa, nell’alcova della stanza c’era una spada che sembrava quella con cui il vecchio monaco, nel sogno, gli aveva ferito il petto. Da alcune indagini condotte dai suoi vassalli nella zona meridionale della provincia, Takatsugu scoprì che la spada posta nella mano destra della statua di Ācalanātha custodita presso il monastero di Enju era scomparsa. Quando la descrizione del reperto venne confrontata con quella dell’arma che nel sogno aveva ferito il signore al petto, le due armi risultarono identiche e da questo Takatsugu capì che il vecchio monaco che era venuto a trovarlo in sogno era veramente Ācalanātha di Akame. Da quel momento, il monastero di Enju divenne il luogo di preghiera preferito dai signori della famiglia Tōdō, che continuarono a sostenerlo fino alla Restaurazione Meiji, nel 1868.
Presso la sala Fudō del monastero di Enju viene venerata una statua di Ācalanātha; si dice che questa raffigurazione, dotata di grande potere spirituale, sia stata realizzata da Saichō (762-822), fondatore della setta buddista giapponese Tendai, che la scolpì prostrandosi tre volte ogni volta che incideva il legno. È considerata una delle tre principali statue di Ācalanātha del Giappone, insieme a quelle di Meguro Fudō e Megiro Fudō, che si trovano a Tokyo. La sala Fudō del monastero di Enju custodisce anche Ganesha, le sedici divinità del buddismo, Vaishravana ed En-no-Ozunu.
Il monte Myoho:
una montagna sacra situata nel cuore della regione di Akame e delle sue cascate
Questo monte, scelto dagli asceti di montagna per la loro pratica dal periodo Heian (794-1192) fino al Kamakura, ha avuto vari nomi, tra cui Myoho, Shichikin (Sette ori) e Sakin (Polvere d’oro).
Stando alle leggende, mentre En-no-Ozunu, il fondatore dello Shugendō noto anche come En l’Asceta, praticava sulla cima di questa montagna, gli apparve un’incarnazione di Ācalanātha a cavallo di un bue dagli occhi rossi, ragion per cui la vetta divenne un luogo sacro per i praticanti dell’ascetismo di montagna. Da questo picco è possibile ammirare il panorama delle frastagliate montagne che circondano le cascate di Fudō.
Si pensa che il sotterramento del Sutra del Loto e di altri testi sacri sia iniziato a metà del periodo Heian (901-1000), ma dopo il Kamakura (dal 1192 in avanti) le immagini delle divinità celesti ricomparvero miracolosamente in questa zona e, poiché offrivano grandi benefici spirituali, attirarono molti pellegrini da tutto il Giappone.
In quel periodo, la gente di tutta la provincia di Iga portava sutra copiati a mano sul monte Myoho e, a quanto si dice, sulla sua cima venne costruita la sala Myoho (del Meraviglioso Dharma). La tradizionale offerta di sutra copiati a mano proseguì fino alla fine del periodo Muromachi (1466-1507), ma non nel periodo Edo (1603-1867), anche se la devozione a questo luogo rimase immutata e i piccoli santuari sulle cime dei monti sopravvissero fino al primo anno dell’era Meiji (1868). Su una roccia gigantesca posta sulla cima è incisa la seguente iscrizione:
Anno 13 dell’Era Keichō (1608)… (nome illeggibile)… Sua Santità il vicecapo dei monaci
(illeggibile) del monte Myoho della provincia di Iga è il governante filiale
(illeggibile) i quattro principi (illeggibile) il monarca Eiroku.
Questa iscrizione afferma che il monte Myoho è un luogo di fede, una montagna sacra. Situata in mezzo alla campagna di Akame, costituisce il cuore della regione. Il valico che funge da punto di accesso alla salita sul monte Myoho si chiama “Passo del tumulo del Sutra sepolto” e sulla cima rocciosa spicca il masso chiamato “passaggio attraverso l’utero”, dove si dice che gli asceti di montagna abbiano praticato la loro religione.
Spiritual Mindfulness Adventure ( Akame 48 water falls )
Le 48 cascate di Akame
(Sito sacro degli asceti buddisti Shugendō e luogo di origine dei ninja)
Le 48 cascate di Akame sono inserite nell’elenco dei Siti paesaggistici nazionali del Giappone e sono state scelte come le più scenografiche della categoria “cascate” fra i primi 100 Siti turistici del paese. Nel 1970 sono anche state designate area speciale del Parco seminazionale di Murō, Akame, Aoyama.
La gola di Akame, lunga sei chilometri, è costeggiata da innumerevoli cascate di ogni dimensione, ognuna delle quali presenta alla base un bacino ampio e profondo che costituisce la caratteristica tipica di questa attrazione. La gola, chiamata Zenjun, è situata nell’area del tempio di Enju il quale, protetto in quanto zona sacra fin dall’antichità, preserva una foresta vergine con un caleidoscopio di latifoglie che mostrano vivaci sfumature di colore in tutte e quattro le stagioni.
Ognuna delle cascate ha il proprio nome e, poiché erano luoghi di pratica degli asceti di montagna (Shugendō), molti di questi sono buddisti. Le principali cascate della gola comprendono quella Ascetica (Gyojya-Taki), quella del Serpente (Reija-Taki), l’Inamovibile (Achala Fudō-Taki), la Dainichi (Mahāvairocana), quella dalle Mille braccia (Avalokiteshvara Senjyu-Taki), la Nunobiki, la Ninai, la Meoto (cascata del marito e della moglie), la Biwa e la Gankutsu.
La storia del tempio di Enju: l’ingresso alle cascate
Il tempio all’ingresso delle cascate è il monastero di Enju del monte Ohryu. Questo monastero appartiene oggi alla setta buddista giapponese Tendai, ma secondo la leggenda fu fondato circa 1300 anni fa dal Grande bodhisattva Jinben, altrimenti noto come En l’Asceta (En-no-Ozunu, 634-701), fondatore dell’ascetismo di montagna (Shugendō). Si dice che, mentre En l’Asceta faceva le sue abluzioni nelle cascate di Akame e svolgeva le sue pratiche segrete, sia apparso Ācalanātha (अचलनाथ o Fudomyo-Oh) a cavallo di un bue dagli occhi rossi. Ācalanātha è uno dei vidyā-rāja, o “re della saggezza” che occupano un posto speciale nel buddismo tantrico giapponese ed erano comunemente venerati dai buddisti. Si ritiene che queste divinità siano incarnazioni del Buddha originale Mahāvairocana. In seguito, questa apparizione di “Ācalanātha dagli occhi rossi” fu venerata qui come divinità guardiana degli asceti e vennero eretti sale e santuari di un tempio presso il quale il monastero di Enju sorge ancora oggi. Kūkai (774-835), fondatore della setta buddista giapponese Shingon, offriva falò ai Buddha presso la grotta di Goma (Goma Kutsu), situata nei monti di Akame, e presso il monte Myoho venerava un sutra buddista copiato a mano secondo i rigidi precetti rituali dell’ascetismo.
Circa 900 anni fa, nell’era Shōhō (1074-1077), Kongo Busshi Shoen, che viveva nella provincia di Kawachi, ricevette in sogno un messaggio divino dai tre avatāra dei santuari di Kumano e, per seguirne le indicazioni, si diresse nella zona meridionale di Nabari, alle cascate di Oh, dove gli si presentò un’apparizione di Ācalanātha. In seguito Chibo Nobumasu, della provincia di Gochiku, si ritirò sui monti di Akame per mille giorni di pratica ascetica e fondò le otto sale del tempio Shoohryu (detto anche tempio di Seiohryu) sul monte Ohryu, che dipendeva dal monastero Tōdai di Nara, antica capitale del Giappone.
In ogni caso, in questa zona la pratica del buddismo di montagna prosperò dal periodo Heian (794-1192) fino al Kamakura (1192-1333).
Sotto l’influenza del pensiero buddista, il concetto di “Terra pura del Buddha Amida” si diffuse dal periodo Kamakura per tutto il Muromachi (1392-1491) e si estese fino al Periodo degli Stati combattenti (1492-1573). Le cascate di Akame erano state inizialmente associate al pensiero tantrico degli inizi e al culto del drago, in quanto nascoste in una valle isolata tra i monti, nella quale scorreva un fiume di profondità ignota le cui acque si diceva ospitassero i draghi. Da quel momento, tuttavia, le cascate di Akame finirono per essere considerate un luogo adatto alla pratica del buddismo della Terra pura, il cui scopo è la rinascita nella Terra pura del Buddha Amida. Di conseguenza, presero anche il nome di Amida, e il numero indicativo di 48 indica i 48 voti di questo Buddha.
In seguito, le otto sale del monastero vennero ricostruite per ordine dell’imperatore Go-Sanjō (1034-1073). Tuttavia, dal momento che le cascate di Akame erano un luogo di pratica dei ninja di Iga, tra cui Momochi Sandayū (1512-1582), uno dei “tre grandi ninja di Iga”, il tempio venne ridotto in cenere durante un attacco di Oda Nobunaga (1534-1582), il signore feudale di Owari (oggi nella prefettura di Aichi) che intendeva unificare il Giappone attraverso le conquiste militari. Le uniche testimonianze rimaste del periodo Kamakura sono alcune lanterne tradizionali di pietra e una gigantesca tegola del colmo del tetto con un’iscrizione nella quale si vede lo stemma imperiale con il crisantemo.
Successivamente Tōdō Takatsugu (1602-1676), secondo signore di Ise-tsu e uomo di grande devozione, costruì la sala Kannon del monastero di Fudō, che divenne uno speciale luogo di preghiera della famiglia Tōdō. Nel tredicesimo anno dell’era Kan’ei (1636) si ammalò di cancro e, pur ricevendo le cure di molti dottori, non riusciva a guarire e trascorreva i suoi giorni sprofondato nella depressione.
Poi, una notte, un vecchio monaco gli si presentò in sogno e gli disse: “Tu soffri di una malattia dalla quale è difficile guarire, ma grazie ai meriti guadagnati con la tua fede, ti salverò. Non dubitare di questo sogno! Io vivo nell’angolo meridionale di questa provincia.” Detto questo, il vecchio monaco scomparve di colpo.
Takatsugu si svegliò e si accorse che, per una ragione misteriosa, nell’alcova della stanza c’era una spada che sembrava quella con cui il vecchio monaco, nel sogno, gli aveva ferito il petto. Da alcune indagini condotte dai suoi vassalli nella zona meridionale della provincia, Takatsugu scoprì che la spada posta nella mano destra della statua di Ācalanātha custodita presso il monastero di Enju era scomparsa. Quando la descrizione del reperto venne confrontata con quella dell’arma che nel sogno aveva ferito il signore al petto, le due armi risultarono identiche e da questo Takatsugu capì che il vecchio monaco che era venuto a trovarlo in sogno era veramente Ācalanātha di Akame. Da quel momento, il monastero di Enju divenne il luogo di preghiera preferito dai signori della famiglia Tōdō, che continuarono a sostenerlo fino alla Restaurazione Meiji, nel 1868.
Presso la sala Fudō del monastero di Enju viene venerata una statua di Ācalanātha; si dice che questa raffigurazione, dotata di grande potere spirituale, sia stata realizzata da Saichō (762-822), fondatore della setta buddista giapponese Tendai, che la scolpì prostrandosi tre volte ogni volta che incideva il legno. È considerata una delle tre principali statue di Ācalanātha del Giappone, insieme a quelle di Meguro Fudō e Megiro Fudō, che si trovano a Tokyo. La sala Fudō del monastero di Enju custodisce anche Ganesha, le sedici divinità del buddismo, Vaishravana ed En-no-Ozunu.
Il monte Myoho:
una montagna sacra situata nel cuore della regione di Akame e delle sue cascate
Questo monte, scelto dagli asceti di montagna per la loro pratica dal periodo Heian (794-1192) fino al Kamakura, ha avuto vari nomi, tra cui Myoho, Shichikin (Sette ori) e Sakin (Polvere d’oro).
Stando alle leggende, mentre En-no-Ozunu, il fondatore dello Shugendō noto anche come En l’Asceta, praticava sulla cima di questa montagna, gli apparve un’incarnazione di Ācalanātha a cavallo di un bue dagli occhi rossi, ragion per cui la vetta divenne un luogo sacro per i praticanti dell’ascetismo di montagna. Da questo picco è possibile ammirare il panorama delle frastagliate montagne che circondano le cascate di Fudō.
Si pensa che il sotterramento del Sutra del Loto e di altri testi sacri sia iniziato a metà del periodo Heian (901-1000), ma dopo il Kamakura (dal 1192 in avanti) le immagini delle divinità celesti ricomparvero miracolosamente in questa zona e, poiché offrivano grandi benefici spirituali, attirarono molti pellegrini da tutto il Giappone.
In quel periodo, la gente di tutta la provincia di Iga portava sutra copiati a mano sul monte Myoho e, a quanto si dice, sulla sua cima venne costruita la sala Myoho (del Meraviglioso Dharma). La tradizionale offerta di sutra copiati a mano proseguì fino alla fine del periodo Muromachi (1466-1507), ma non nel periodo Edo (1603-1867), anche se la devozione a questo luogo rimase immutata e i piccoli santuari sulle cime dei monti sopravvissero fino al primo anno dell’era Meiji (1868). Su una roccia gigantesca posta sulla cima è incisa la seguente iscrizione:
Anno 13 dell’Era Keichō (1608)… (nome illeggibile)… Sua Santità il vicecapo dei monaci
(illeggibile) del monte Myoho della provincia di Iga è il governante filiale
(illeggibile) i quattro principi (illeggibile) il monarca Eiroku.
Questa iscrizione afferma che il monte Myoho è un luogo di fede, una montagna sacra. Situata in mezzo alla campagna di Akame, costituisce il cuore della regione. Il valico che funge da punto di accesso alla salita sul monte Myoho si chiama “Passo del tumulo del Sutra sepolto” e sulla cima rocciosa spicca il masso chiamato “passaggio attraverso l’utero”, dove si dice che gli asceti di montagna abbiano praticato la loro religione.